martedì 29 dicembre 2015

11 I migliori saranno super-eccellenti, i peggiori super-inabili?


Abbiamo parlato fin qui di scuola e scolari tralasciando di annotare quanto la nuova era digitale stia tracciando un solco sempre meno sanabile fra chi è “in” e chi è “out”. Riprendo un passo di Prensky (riferito alle tecniche di apprendimento online): ”Tra le importanti abilità che hanno dimostrato di sviluppare ci sono la collaborazione e il lavoro in team, l’adozione di decisioni efficaci sotto stress, l’assunzione di rischi nel perseguimento degli obiettivi, l’assunzione di decisioni etiche e morali, l’impiego della deduzione scientifica, la veloce padronanza e applicazione di nuove abilità e informazioni, il pensiero laterale e strategico, la perseveranza nel risolvere i problemi difficoltosi, la comprensione e la gestione di culture e ambienti estranei, e l’amminsitrazione di aziende e persone”. Wow, praticamente dei soldati pronti per le continue Guerre Commerciali che siamo costretti a subire.
Il gaming è fantastico come modalità di apprendimento, specialmente per discipline scientifiche, ma cosa c’entra con l’istruzione e l’educazione? Il gioco non è una cosetta da niente, è la metodologia che l’uomo applica ogni volta che (aridaje) c’è da vincere! Non posso che aborrire questa visione molto americana della necessità di eccellere, di vincere, di sbaragliare e di essere superiori. Può essere legittimo decidere di formare dei cittadini più Vincenti (ci hanno provato in tanti!), ma questo non ha nulla ha che vedere col più umile, ma al contempo più critico, compito di creare semplicemente Cittadini.
Bisogna stare molto attenti a credere che un ragazzo che oggi ha 16 anni, fra 20 o 30 anni sarà un possibile buon attore della società iperdigitale solo perché oggi spippola a velocità folle sul suo palmare intrecciando rapporti con mezzo mondo anche solo per risolvere un’equazione. Essere “super utenti” di social network non equivale ad essere un genio del computer; spesso i miei alunni ammettono, e ci sono fiori di studi a confermarlo, che per loro “Internet è Facebook”, e che molto raramente si addentrano davvero nel web con spontanea curiosità in terreni non così comodi e battuti come i social network di tendenza. Si parla qui di ampiezza d’uso delle NT, di reale livello di expertise applicato attivamente alle proprie curiosità, alle proprie passioni e ai propri compiti. Un futuro di spippolatori iperconnessi non è esattamente una visione rosea, e di nuovo pone l’attenzione sull’ampiezza e la profondità che i ragazzi del futuro avranno imparato a gestire da piccoli a scuola. Oggi.

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