martedì 29 dicembre 2015

04 Entrare insieme nei social media


Per cercare di chiudere il gap con i nostri ipermoderni allievi, bisogna necessariamente entrare nella loro sfera CON i loro strumenti, e non ostinarsi a voler entrare NEI loro strumenti, perché non ce lo permetteranno mai (vivaddio!). Poiché è ormai assodato che l’istruzione formale è il mostro da combattere, è il vecchiume che avanza, è la conservazione illuminista, diventa molto difficile ridare all’istruzione quella priorità che merita nella vita di un nativo (ma tanto gli stessi rottamatori continuano a immaginare questa destrutturazione della scuola, un’istruzione diffusa, una decentralizzazione del core formativo verso una periferia invisibile e grigia, tutte cose nascoste sotto termini tipo “longlife learning”, “formazione diffusa”, ecc…). 

Il mondo virtuale per i nativi, dice Ferri citando Pierre Levy, “è un’estensione naturale del mondo reale” nel quale essi vivono, e che “i nativi digitali crescono, apprendono, comunicano e socializzano all’interno di questo nuovo ecosistema mediale, vivono nei media digitali, non li utilizzano semplicemente come strumento di produttività individuale e di svago, sono in simbiosi strutturale con essi”. E dunque se questo è vero i docenti devono imparare a insegnare (!) le stesse cose ma attraverso i nuovi recettori sviluppati dai nativi, ma non per questo devono modificare i contenuti o lo spessore del curricolo scolastico. 

Anche di più: dopo aver concordato su un affidabile e sostenibile centro gravitazionale dell’educazione scolastica, il loro compito deve essere quello di trasferire tale centro nel rapporto con gli allievi, nativi o meno che siano, tenendo comunque in conto che un tale lavoro di sussunzione (per dirla con un termine desueto!) non solo è necessario, ma è obbligatorio già da un bel po’, e che la sua urgenza prescinde qualunque smania di informatizzazione o di semplificazione che la si numeri 2.0, 3.0 o 10.0.


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