martedì 29 dicembre 2015

02 Generazione Zero History


Una rivoluzione antropologica come quella che stiamo osservando comporta un azzeramento totale del background storico, del tessuto sociale (e dunque scolare) che per tradizione ha sempre accompagnato, direi coccolato, lo sviluppo del giovane cittadino. Qualcosa del tipo “Generazione X” di quarant’anni fa. Una cosa che segnalo spesso è che la stessa malattia (la chiamerò “Zero History”) affligge tutte le classi sociali, e tutti i tipi di allievi: per spiegare in qualche modo il panorama delle sensibilità che si incontrano in una classe di adolescenti, dirò che si va sostanzialmente da “apatia” a “bronx”. O ti trovi in una classe terza-quarta di un Liceo pieno zeppo di “buone famiglie” dove i ragazzi proprio perché mediamente più capaci o semplicemente più allenati allo studio, sono spesso talmente scollati dall’attività scolastica, perennemente immersi nel loro mondo così tanto più stimolante, da vivere un tangibile “complesso di superiorità” rispetto a un’istituzione che si pone loro davanti in modo così goffo e impreparato. 
 
Oppure finisci in un Professionale dove già in classe prima o seconda devi affrontare il problema della droga, di bulli alti il doppio di te che terrorizzano allievi e docenti, di situazioni familiari al limite del sopportabile, di un livello di alfabetizzazione e di scolarizzazione sempre più imbarazzante (ricordiamo che in Italia le Scuole Medie vivono ancora il feeling – forse solo un pelino datato? – di una pulsione generalista e mediocratica della Scuola che ha coniato ormai quasi quarant’anni fa il termine “inclusiva” per intendere una Scuola Media che dovesse “prendere su un po’ tutto e mandare avanti” senza fare troppe storie, rispondendo così al problema dell’abbandono e rimandando i temi didattici alle superiori).


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